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Trento, 17 maggio 2012
Insopportabili odori al Navicello: come si intende intervenire ?
Interrogazione a risposta scritta presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici del Trentino

Da molto tempo i cittadini di Rovereto che hanno la sfortuna di risiedere nella zona del Navicello lamentano insopportabili odori di fogna, letame, materiale putrescente, e simili. La causa è attribuibile alla presenza in zona di ben tre ditte che lavorano rifiuti: la Pasina, la Seventrent e la Ladurner. I tre insediamenti concorrono, per sommatoria di odori, a rendere insopportabile la vita dei residenti. In altre regioni del nord Italia (ad esempio Veneto e Piemonte) l’emissione di odori – ed i limiti tollerabili – sono stati disciplinati. Se si applicassero alla situazione del Navicello i parametri della normativa veneta, il limite sarebbe superato di 42 volte, come ha fatto rilevare in sede di commissione consigliare comunale il Presidente Mauro Previdi.

Da qualche settimana “il naso elettronico” – vale a dire le strumentazioni tecniche di misurazione degli odori – ha confermato quanto i “nasi normali” della gente da tempo avevano rilevato. La puzza è insopportabile. Lo scorso anno la Provincia aveva delegato al comune di Rovereto il compito di far effettuare analisi approfondite sull’origine ed entità delle emissioni odorigene nella zona del Navicello. Il Comune di Rovereto ha prontamente individuato nella Fondazione Mach il centro di ricerca idoneo a svolgere l’indagine, al quale è stato affiancato un consulente esterno, il dott. Codato, biochimico. Secondo il rapporto redatto dai tecnici della Fondazione Mach, affiancati nello studio da un consulente biochimico il dott. Codato, incaricati delle verifiche le emissioni odorigene sono giunti alla conclusione che le emissioni olfattive dell’impianto di compostaggio “Pasina S.r.l.” sono prevalenti rispetto a quelle delle altre sorgenti emissive monitorate. I dati disponibili riguardano non solo misure temporali riferite alle emissioni, ma anche valutazioni quantitative in termini di portata di aria e di intensità odorosa (unità olfattometriche). Pur non ravvisandosi, da parte di tecnici dell’APSS presenti alla discussione dei dati nei vari incontri tenuti dalla Cammissione di studio, problematiche di natura  strettamente sanitaria correlate alle emissioni maleodoranti, è pacifico che il disagio percepito dalla popolazione, in corrispondenza di particolari condizioni meteorologiche, infici la qualità della vita e possa essere foriero di situazioni tali da superare la “normale tollerabilità”.

Il Presidente della Commissione ambiente del Comune di Rovereto – che di professione fa il medico – ha fatto osservare, in una intervista ad un quotidiano locale, che – anche se i cattivi odori non provocano epidemie o emergenze assibilabili - non solo danno fastidio, ma incidono comunque pesantemente sulla qualità della vita e sullo stato di benessere , provocando disturbi del sonno, inappetenza e rendendo di cattivo umore le persone.

Le cause principali delle emissioni provenienti dall’impianto di compostaggio, indicate nella relazione tecnica, sono ascrivibili alla scarsa efficienza del biofiltro che non garantisce le prestazioni previste nel progetto. Emerge poi la mancanza di controlli e un adeguato piano di manutenzione. I sopralluoghi effettuati hanno anche evidenziato numerose criticità sia nella gestione dei processi che dei presidi ambientali e ciò induce a ritenere che le emissioni riscontrate possano sicuramente essere contenute e controllate attraverso semplici metodiche operative e gestionali che oggi non vengono attuate.

Nella Relazione tecnica citata si fa anche riferimento alla mancanza di una normativa specifica sui limiti alle emissioni odorigene e quindi ad una presunta impossibilità di intervento da parte dell’Autorità. Anche se è vero che nel campo dell'illecito penale si riscontra una sorta di presunzione di legittimità per quelle emissioni che non superino le soglie fissate dalle leggi speciali – leggi che in Provincia di Trento non esistono - la Corte di Cassazione ha chiaramente indicato che nell'ipotesi in cui non esiste una predeterminazione normativa, ove è affidata al giudice penale la valutazione della tollerabilità consentita, alla stregua delle conseguenze che le emissioni producono sull'area esterna all'azienda e sulle persone che vi abitano o comunque vi operano, si deve tener conto delle  c.d. "molestie olfattive". La normativa nazionale indica alcuni principi fondamentali al fine di prevenire le “molestie olfattive”, ovvero i criteri generali di localizzazione di alcune tipologie di impianti e le prescrizioni relative all'applicazione delle migliori tecniche disponibili per il contenimento e l'abbattimento delle emissioni.

E’ dunque evidente che vi sono tutti i presupposti che rendono più che legittimo un intervento da parte della Provincia e del Comune per imporre l’adozione di misure (che peraltro non sono nemmeno costosissime) per ridurre sensibilmente e permanentemente gli odori molesti. Personalmente auspico che si individui una percorso diverso da quello compiuto per l’impianto di Levico, acquistato dalla Provincia e poi chiuso definitivamente.

Ciò peraltro non esclude che anche la Provincia di Trento – proprio perché si prevede di realizzare altri impianti per il trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani -  si doti di una specifica normativa che tuteli sia la popolazione sia l’imprenditore di turno.

Tanto premesso

si interroga il Presidente della Provincia per sapere:

1.  Se non ritenga urgente ed improcrastinabile un intervento risolutore del problema dei cattivi odori nella zona del Navicello (Rovereto), tanto più ora che verifiche tecniche effettuate da un qualificato centro di ricerca, coadiuvato da consulente esterno ed affiancato dagli stessi tecnici dell’APSS hanno fornito tutto il supporto tecnico necessario per stabilire cause e rimedi per le emissioni odorose;

2.  Quali azioni intenda eventualmente intraprendere l’Amministrazione provinciale anche tenuto conto dell’approssimarsi della stagione estiva che, presumibilmente, accentuerà i disagi per la popolazione;

3.  Se sono allo studio ipotesi di delocalizzazione degli impianti con eventuale spostamento in zone maggiormente compatibili e comunque non in prossimità di centri abitati.

4.  Se sia in grado di rassicurare la popolazione del luogo che nell’impianto non verrà autorizzato il trattamento di rifiuto organico conferito da fuori Provincia.

Cons. Roberto Bombarda

 

     

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